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La nascita dell’abbigliamento risale agli anni preistorici quando l’uomo sentì il bisogno di coprirsi.

Il costume maschile, secondo l’antica tradizione del Friuli Venezia Giulia, era costituito da un gilet, pantaloni di colore scuro fino al ginocchio, camicia di lino e per le grandi occasioni anche da un cappello nero e giacca elegante.

Il costume femminile, invece, era costituito da una camicia di lino, da uno scamiciato di cotone a piccoli disegni bianchi su sfondo scuro, una sottogonna perlopiù a quadri di vari colori e due grembiuli, uno a fiori e l’altro di lino bianco. Sul capo un fazzoletto bianco con bordi ricamati, sulle spalle uno di seta di vari colori.

Entrambi indossavano le scarpetz che potevano essere indossate in ogni stagione perché venivano prodotte in modo da proteggere i piedi sia dal freddo che dall’eccessivo caldo d’estate. Erano le scarpe indossate dalle spose il giorno delle nozze, ma erano anche e soprattutto quelle che venivano realizzate utilizzando soltanto i tessuti a disposizione e sovrapponendo pezzi di stoffa.

Per risolvere al tempo stesso il problema della carenza di stoffa equello dei rapporti con i popoli bellicosi confinanti venne introdotto l’utilizzo della stoffa. I cinesi divennero i primi mediatori nel commercio di questo tessuto. Si creò così quella che venne chiamata la “Via della seta“: un lunghissimo percorso che, attraversando tutta l’Asia, dalla Cina giungeva all’Impero romano.

A Gorizia, inoltre, possiamo trovare la famosa scuola dei merletti. Iniziativa ampiamente sostenuta dalla regione FVG promuovendo e gestendo corsi specialistici per l’apprendimento del merletto a fuselli, realizzando l’attività di ricerca, di studio e valorizzazione del merletto anche in collaborazione con Enti ed Istituzioni nazionali ed internazionali.

Oggi, per la città, possiamo ammirare centinaia di vetrine.
Ognuna di essa ha la sua storia, la sua chiave di successo, la sua ragion d’essere.

 

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